DICONO DI ME
Per incanto la mia mano ha iniziato a muoversi...
Dana è innanzitutto un’amica. Ho conosciuto la sua sensibilità e la sua coinvolgente allegria al di fuori di un laboratorio di arte. Ma Dana è anche un’artista speciale , che ha saputo unire la sua passione per l’arte con la sua passione per il mondo interiore. Frequentando i suoi laboratori sono entrata in un mondo che conoscevo ma che non avevo il coraggio di esplorare: l’introspezione.
Sin dal primo “ dialogo con la tela” mi son lasciata trasportare dalla musica e dalle parole della mia amica e per incanto la mia mano ha iniziato a muoversi seguendo il ritmo delle note che ascoltavo , i colori hanno preso forma e la tela ha finalmente assunto un significato . Continuerò a frequentare i suoi laboratori perché sono sempre una scoperta e il mio mondo interiore sempre in evoluzione.
Grazie cara Dana per la bellissima esperienza.
Simonetta C.
Pulsioni veloci e dinamiche
Le tele di Loredana Curnis vengono fuori e si articolano all’incrocio di una sorta di duello tra disegno e pittura proprio nell’atto stesso in cui le due dimensioni espressive sembrano sconfinare sulla base di una prevalente energia pulsionale che si esprime per segni.
In tal modo il colore prevale e va al di là dei confini del disegno che non viene però bloccato dalla densità della materia pittorica, il che consente una visualizzazione percettiva di natura immediata, quasi a fissare i termini di una ambiguità immaginifica.
E l’immaginazione è come se diventasse una realtà evidente in se stessa, con l’evidenza della rivelazione, con le sue stesure sensibili. Osservare i suoi lavori, là dove il linguaggio si manifesta quasi per affioramenti, è come entrare a cercare le tracce di un percorso iniziato proprio da una sensazione di curiosità, perché si avverte sensibilmente una specie di ritmo interno che viene scandito da «pulsioni veloci e dinamiche».
Forse alla radice questo respiro della sua pittura sembra corrispondere al dilatarsi del pensiero in un confluire di segni e di colori che conferiscono alla tela il senso di una riscoperta di spazi come luoghi dove si concretizza in certo senso uno slittamento dell’immagine non in senso metaforico ed allusivo ma come evento che sommuove la stessa superficie pittorica, che ha un suo personale modulo linguistico, una sua accezione semantica come «regola interna della pittura». E’ veramente una esperienza che vuole essere solo se stessa, anche quando l’immagine è come addobbata nei segni geometrici con temi o riferimenti naturalistici. Il senso della pittura è come un dilatarsi che rifiuta il finito e va avanti, procedendo sulla scorta dello sguardo, è proprio allora che sia il segno che il colore si fanno più composti, quasi a diventare strutture ordinate di un processo costruttivo ed organico dell’immagine proprio sul margine di una indiscussa operazione che vuole andare oltre.
Calogero Cordaro